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4 mar 2010

Dichiarazioni di domatori del circo...

Jean Richard, domatore francese: "Con i leoni ho trovato una sola soluzione: buttargli uno sgabello addosso, dritto sul muso" e ancora a proposito di elefanti: "Afferro una barra di metallo ed inizio a bastonare gli elefanti sulla testa con tutta la mia forza".

Alfred Court, un altro domatore francese: "Restavo solo con le tigri e le punivo in modo che esse non avrebbero dimenticato… E' il gioco del domatore di leoni. Egli fa agire il leone sotto la costante minaccia della morte e lo ricorda al leone con migliaia di punzecchiature, ferite e frustate. Il leone ruggisce la sua protesta, ma va avanti con l'esercizio, perché non vuole morire".

Liana Orfei: "La belva si avvicina allo sgabello fin quando, sempre inseguendo la carne, è costretta a salirvi sopra. La belva va giù? Il domatore le dà la frustatina" e sulle foche: "Le foche possono essere addestrate solo per fame e non si possono picchiare perché la loro pelle, essendo bagnata, è delicatissima".. La frusta o il bastone portati in pista, servono a mantenere gli animali sotto uno continuo stato di paura e di minaccia, ricordandogli le percosse dell'addestramento.

Racconta Hans Falk, ex lavoratore del circo Knie, a proposito dell'addestramento di una giovane elefantessa: "si iniziò con una sorta di esercizio di equilibrio, sopra un asse rigido tenuto a circa 50 cm da terra. Ma l'elefantessa, impaurita, si rifiutò. Allora sia l'addestratore che Louis Knie persero la pazienza e ricorsero ad un'asta metallica portante all'apice un uncino, il quale fu spinto e poi tirato sull'elefantessa. Si cercava di far svolgere l'esercizio in maniera corretta nel più breve tempo possibile, ma l'elefante rimaneva incapace di eseguirlo. Era giunto il momento di iniziare un piccolo inferno sulla pista. Il domatore iniziava a colpire l'elefante sulle zampe fino al sanguinamento".

Fra i metodi d'addestramento vi è anche la privazione di acqua e cibo. Alcuni animali non imparano mai, la loro volontà non può essere piegata, così muoiono per le ferite o semplicemente per inedia, perché sono talmente disperati e rassegnati che si rifiutano di mangiare. 



E' la filosofia del domatore, l'animale deve "assecondare l'uomo o morire".

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